Riflessioni dopo il convegno
La Casa degli insegnanti, il 17 aprile, in collaborazione con il CESEDI ha proposto un seminario dedicato alla valutazione in DaD.
Chi vi ha partecipato ha trovato insegnanti vivaci, attenti alle difficoltà del momento, pronti a discutere del senso del proprio operare e intenti a condividere le esperienze, che si sono confrontati per alcune ore.
Gli ospiti della nostra Casa Virtuale hanno raccontato e proposto pratiche utili nel già difficile processo della valutazione, calato nel più complesso mondo della DAD.
In un pomeriggio sono intervenuti 20 relatori, alcuni con comunicazioni di soli 5 minuti, in un carosello di possibilità e suggerimenti, per spiegare che la situazione che stiamo vivendo non va subita, ma capita, interpretata e forse adeguatamente adoperata.
Abbiamo anche ospitato la voce, sapientemente registrata e montata, degli studenti di due licei, interrogati in merito alla valutazione “subita” in DAD.
Tutti concordi sulla necessità di vivere la valutazione come messaggio di riprogettazione e crescita, sulla volontà di cercare l’alleanza e la collaborazione di studenti e genitori, sul desiderio di condividere le buone prassi.
Una pluralità di voci esperienze e situazioni che ha coinvolto molti docenti piemontesi, ma anche altri da Ancona, Catanzaro, Merate, Pavia, Perugia, Salerno, Savona.
Tra le molte cose dette ricordiamo che le attività a distanza, se tentano di assomigliare a quelle in presenza, sono destinate al fallimento o nel migliore dei casi inutili. Occorre costruire gruppi di interesse, progetti, interviste, simulazioni, giochi, dibattiti… anche esercizi ed esercitazioni devono essere strutturate diversamente.
Evidente che anche la valutazione assume una diversa fisionomia, e numerose sono state le esperienze di autovalutazione (lontane da istanze buoniste o spontaneiste, ma ancorate a parametri e indicatori) o di valutazione tra pari.
In termini generali non possiamo affermare di aver scoperto o fondato una nuova didattica, ma abbiamo declinato l’esistente didattica laboratoriale, adattandola e rendendola coerente alla diversa realtà.
Molte porte sono rimaste aperte: la formazione per i docenti, l’analfabetismo digitale, la diversa qualità dei dispositivi, l’acuirsi della discriminazione culturale dettata da ragioni di estrazione e appartenenza sociale, la difficoltà dell’inclusione… ma nessun dubbio sul primato della scuola in presenza.
Anzi, il buon funzionamento dei progetti a distanza nei gruppi classe strutturati deve il suo successo al rapporto di fiducia precedentemente costruito, al desiderio della sua conferma e riedizione anche a distanza.
Anche la nostra associazione, costretta a rinunciare ai seminari in presenza, agli stage residenziali, alle commissioni e ai laboratori, ha tentato di confermare i valori e le caratteristiche che la contraddistinguono, pure attraverso il monitor.
Tra le nostre consolidate abitudini: dare la parola agli
insegnanti, fare in modo che la comunanza di esperienze diventi formazione,
illuminare idee e intuizioni in qualunque plesso siano nate, perché possano
costituire esempio o termine di paragone e confronto…
A distanza, tenere fede a tutto questo ha significato frammentare i tempi d’intervento, chiedere sintesi, redigere materiali da presentare che fossero successivamente usufruibili…
Nonostante gli impedimenti abbiamo allacciato nuove relazioni, fatto nuove conoscenze, riconosciuta una comune e diffusa sensibilità rispetto a temi professionali, culturali e di ricerca.
Forse la relazione a distanza, oltre ad evocare il calore e la
partecipazione di quella in presenza, si dota di ali nuove, gli avatar
si incontrano con leggerezza, presentano una specifica identità, lo spazio di
dibattito e discussione si colora di paziente divulgazione, la ricerca di
sintesi avviene al netto di ciò che è scontato e banale.
L’obbligo dell’incontro on line ha paradossalmente avvicinato docenti lontani geograficamente, perché lo spazio virtuale non chiedeva un biglietto ferroviario, suggerendoci che dovremmo mantenere, anche in futuro, un respiro sovraterritoriale, accanto al desiderato e tradizionale incontro diretto.
Per questo attendetevi una prossima occasione in cui gli interventi e i laboratori saranno corredati da numerosi collegamenti con docenti lontani, perché trasformare difficoltà e vincoli in occasioni per imparare e migliorare è uno dei modi per definire il nostro mestiere.
Rino Coppola
(Direttivo La Casa degli Insegnanti)